domenica 4 novembre 2012

I DUBBI DELL'AMORE 2 : CHIODO SCACCIA CHIODO.

Eccomi di nuovo a proporvi una domanda che scaturisce da un modo di dire usato e abusato per consolarsi e per consolare, oppure per additare un comportamento giudicato troppo disinvolto.

guardiamoci indietro: a parte i fortunati (?)che amano la stessa persona da una vita, quanto tempo passava in media da quando finiva una nostra storia d'amore a quando ci buttavamo a frequentare altri/e?
naturalmente non  pretendo la risposta sul blog :-) e ognuno di noi ripercorrerà in silenzio le proprie tappe se ne avrà voglia.

Vorrei solo confrontarmi con voi se, alla luce di quanto avete sperimentato in prima persona o visto da vicino, abbia senso concedersi una più o meno lunga tregua sentimentale concentrandosi su di sé e su altri aspetti della propria vita. O se invece paghi in termini di serenità e soddisfazione il ributtarsi quanto prima nella mischia.

Per come la vedo io non c'è una regola che valga per tutti e nemmeno è detto che una stessa persona debba reagire coerentemente ogni volta che si presenti un caso come questo.
Credo che l'ideale sia ascoltare i propri bisogni interni: se prevale la diffidenza o la paura del vuoto, se si cerca raccoglimento e riflessione oppure occasioni di gioiosa compagnia.

L'unico imperativo che ritengo valido per chiunque è l'onestà verso la nuova persona che frequentiamo. Se ci sentiamo feriti e ancora molto legati all'ex, forse è il caso di far presente che non vogliamo partire in quarta con progetti avventati, che ancora non ci sentiamo veramente liberi.

Poi ci sono degli amori, almeno questa è la mia esperienza e quel che ho captato da care amiche, talmente profondi che non si esauriscono mai del tutto. Sono stati legami talmente forti o talmente idealizzati da farci pensare che la nostra vita senza di essi deve sì andare avanti ma non si ricreerà mai quella magia. Per fortuna a volte veniamo smentiti, a volte :-)

Lasciarsi andare senza fretta e al contempo senza troppe aspettative? Per me sarebbe la strategia ideale, ma quando si lascia la teoria per passare all'azione non è così semplice.

Per finire in bellezza, si fa per dire, vi regalo una  "chicca" degli anni Sessanta che spero molti di voi non ricorderanno, una canzoncina sul tema che giustamente non è passata alla storia. ma può sempre far sorridere.


http://www.youtube.com/watch?v=NHEKuTHavlI

9 commenti:

  1. Curly carissima: per rispondere ai tuoi quesiti bisognerebbe aver frequentato l'università delle scienze amorose... E io mi sento invece quasi analfabeta. Dici bene: l'ideale è ascoltare i propri bisogni, cercando di capire quali siano realmente. Ma siamo esseri davvero complessi, con tante variabili da tenere sotto controllo. Cosa che io non riesco sempre a fare. Un abbraccio. Deliziosa Jenni Luna.

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  2. @Mari: se mai istituissero quella università fammi sapere che vengo anche a Palermo.... prima però vorrei verificare il curriculum dei docenti. Mi sa che se siamo fortunati e bravi a guardarci dentro possiamo forse raggiungere una discreta approssimazione, ma niente di più :-(

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  3. Io la vedo così: in una sartoria, indosso un abito e ne scopro pregi e difetti. Bello, o brutto. Poi ne indosso un altro, ma questa volta non sarà bello o brutto: sarà più bello o più brutto del precedente. Ecco, credo che il problema principale di una seconda volta sia soprattutto legato ai confronti con la prima... In ogni caso, più si è esigenti e più sarà difficile trovarsi a proprio agio. E comunque avvisatemi, se dovessero istituire qualla facoltà di amorologia. Un abbraccio.

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  4. @DOC: Bene, già tre iscritti per "amorologia" , magari istituiscono una di quelle facoltà a distanza così possiamo frequentarla tutti.
    complimenti per la metafora della sartoria, in effetti per quanto ci si sforzi il paragone ci viene naturale. Possiamo salvarcene soltanto pensando che il nostro giudizio può essere falsato da diversi fattori, e non si tratta di canoni oggettivi.

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  5. Cara Curly è sempre un piacere leggere i tuoi post che sono ricchi di interessanti spunti di riflessione. Hai ragione quando affermi che ci sono bisogni soggettivi che inducono a buttarsi in un secondo terzo, quarto ecc)incontro o a frenare: necessità affettive, caratteriali , storie pregresse sono le variabili indipendenti che incidono sulle modalità che assumiamo. Ci sono però alcune situazioni in cui è necessario, tra la fine di una storia e l'inizio di un'altra, fermarsi a riflettere ma soprattutto fermarsi per elaborare il lutto che, comunque si sia svolta la vicenda, ci portiamo dentro. Ricaricarsi per poter ripartire: questo lo dobbiamo a noi ma soprattutto a chi ci sarà accanto nella prossima storia.

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  6. @Anthea: sagge parole, ma ci sono storie e storielle. Se abbiamo bisogno di una storiella per tirarci un po' su e non perdere autostima, o semplicemente non perdere il giro di amici perché tutti sono in coppia, che male c'è? L'importante è non lasciar credere alla nuova persona che sia più importante di quanto non sentiamo. Ciò non impedisce poi che un giorno, elaborato il lutto, possa davvero diventarlo.
    Io non credo nella necessità di osservare un momento di solitudine a tutti i costi: tanto ci saranno sempre i momenti in cui saremo soli con noi stessi e dovremo fare i conti con il nostro dolore.

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  7. Credo che sia una pratica diffusa tra le persone che sono abituate a vivere in coppia, e che hanno paura della solitudine. Ma io non sono un'esperta di scienze amorose......
    Un bacione

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  8. Nessun giudizio per chi lo fa, ognuno è una storia a se :) bisogna trovarsi ci nelle situazioni!

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  9. ... e non è detto che ci si comporti allo stesso modo di volta in volta. Grazie Ste.

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